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Don Candeloro e C.

di Giovanni Verga

Don Candeloro era proprio artista nel suo genere: figlio di burattinainipote di burattinai - ché bisogna nascerci con quel bernoccolo - il suo paneil suo amorela sua gloria erano i burattini. - Non son chi sono se non arrivoa farli parlare! - diceva in certi momenti di vanagloria come ne abbiamo tuttiallorché gli applausi del pubblico gli andavano alla testae gli pareva diessere un diofra le nuvole del palcoscenicoreggendo i fili dei suoi«personaggi». Per essi non guardava aspesa. Li perfezionavali vestiva sfarzosamenteaveva ideato delle teste chemovevano occhi e boccastudiava sugli autori la voce che avrebbe dovuto avereciascuno di essiAlmansore o Astiladoro. Quando declamava peisuoi burattininelle scene culminantisi scaldava cosìche dopo rimanevasfinitoasciugandosi il visonel raccogliere i mirallegro dei suoi ammiratorisfegataticome un attore naturale. Diammiratori ne aveva da per tuttoalla Marinaalla Pescheriacertuni che sitoglievano il pan di bocca per andare a sentire da lui la Storia di Rinaldoo Il Guerin Meschinoe se l'additavano poiincontrandolo per la stradacolla canna d'India sull'omero e la sua bella andatura maestosache sembrava Orlandoaddirittura. Era un gran regalo quando egli rispondeva al saluto toccando condue dita la tesa del cappello. Se nasceva una lite in teatroe venivano fuori icoltellibastava che don Candeloro si mostrasse fra le quintee dicesse: - Ehiragazzi!... - con quella bella voce grassa. Giacchés'era fatta anche la vocecome il gesto e la parlatasul fare dei suoi«personaggi» e pareva di sentire un Reale di Francia anche se chiamavail lustrastivali dal terrazzino. Con questedoti innamorò la figliuola di un oste che teneva bottega lì accanto. Laragazza era bruttinama aveva una bella vocee doveva avere anche un belgruzzolo. - La voce è tutto! - le diceva don Candeloro sgranandole gli occhiaddossoe accarezzandosi il pizzo. - Grazia! Che bel nome avete pure! - Andavaspesso a far colazione all'osteria per amore della Graziae le confidò chepensava d'accasarsidacché aveva voltato le spalle alla vecchia baracca delpadree messo su di nuovo teatro che rubava gli avventori al SAN CARLINOe alTEATRO DI MARIONETTE. Si mangiavano fra di loro come lupipadre e figlioe isuoi colleghi erano giunti ad ordirgli la cabalae fargli fischiare la Storiadi Buovo d'Antona. - Spenderò i tesori di Creso! - aveva fatto voto queldì don Candeloro battendo il pugno sulla tavola. - Ma non son chi sono se nonli riduco a chiuder bottega tutti quanti! - Luicon dei contanti avrebbe fatto cose da sbalordire. Insino il balletto e lapantomima avrebbe portato sul suo teatro; tutto colle marionette. - Ci avevaqualcosa lì! - e si picchiava la fronte dinanzi alla Graziafissandole gliocchi addosso come volesse mangiarselalei e la sua dote. Si scervellò un meseinterocol capo fra le mania cercare un bel titolo pel suo teatrinoqualcosache pigliasse la gente per gli occhi e pei capellilìnel cartellone dipintoe coi lumi dietro. - Le Marionette parlanti! - Sìcom'è vero ch'io miappello Candeloro Bracone! parlanti e viventi meglio di voi e di me! Non devepassare un cane che abbia un soldo in tasca dinanzi al mio teatrosenza chedica: «Spendiamo l'osso del collo per andare a vedere cosa sa fare donCandeloro!» - L'oste veramente non sisarebbe lasciato prendere a quelle spampanateperché sapeva che gli avventoriseri preferiscono andare a bere il buon vino nel solito cantuccio oscuro; e delrestolui voleva un genero con una professione da cristianocome la suaa mo'd'esempioe non un commediante con la zazzera inanellatache parlava come unlibro e gli incuteva soggezione. - Quello èun tizio che ci farebbe muovere a suo piacere come i burattinite e me! - dissealla figliuola. - Bada ai fatti tuoi: le buone parolequalche risatina anchecon gli avventori. E poi orecchie di mercante. Hai inteso? -Ma il tradimento gli venne da un finestrino che dava sul palcoscenicoalquale la ragazza correva spesso di nascosto a mettere un occhioe dove siscaldava il capo con tutte quelle storie di paladini e di principesseinnamorate. Don Candelorodacché s'era dichiarato con leilasciava socchiusaapposta l'impannatae le sfuriate di amoreRinaldo e gli altripersonaggile rivolgevano lassù; tanto che la ragazza ne andava in sollucheroe aveva a schifo poi di lavare i piatti e imbrattarsi le mani in cucina.«Non pur mema infiniti signori questo amore ha fatto suoi vassalliprincipessa adorata!...» - Tu non me ladài a intendere! - brontolava l'oste colla figliuola. - Che diavolo hai intesta? Mi sbagli il conto del vino... Gli avventori si lamentano... Questastoria non può durare -. La catastrofeavvenne alla gran scena in cui la bella Antinisca ritorna alla cittè diPresopolie Guerino «quando la vidde» dice la storia «s'accese moltopiù del suo amore». Smaniava per la scenasbalestrando le gambe di qua e dilàalzando tratto tratto le braccia al cielosquassando il capo quasi coltodal mal nervoso. Dicevacon la bella voce cantante di don Candeloro:«O Diodammi grazia ch'io mi possa difendere da questa fragil carnetanto ch'io trovi il padre mioe la mia generazione».E la bella Antiniscadimenandosi anch'essae lagrimando (sicapiva dalle mani che le sbattevano al viso): «OSignor mioio speravo sotto la vostra spada di esser sicura del Regno che voimi avete rendutoper questa cagione vi giuro per li Dei che come sapròchevoi siete partitocon le mie proprie mani mi ucciderò per vostro amoree semi prometteteche finito il vostro viaggio ritornerete a meio vi promettoaspettarvi dieci anni sena prender marito». «Nonper Diosarete vecchia» disse il Meschino. «Questo non curopur chevoi giuriate di tornare a medi non pigliare altra donna». (Veramente la bellaAntinisca aveva una voce di grilletto che faceva ridere gli spettatorigiacché don Candeloro per le parti di donna aveva dovuto scritturare a giornataun ragazzetto che cominciava adesso a farsi grandicelloe per giunta recitavacome un pappagallotalché alle volte il principalesdegnatogli assestavadelle pedatedietro la scena). Allora la bella Antinisca cadde d'un salto frale braccia del Guerinopiegata in due dalla tenerezzae Graziaarrampicata al finestrinosi sentì balzare così il cuore nel pettoche lesembrava proprio di essere nei panni dei due felici amantiallorché il Meschinoin presenza di ParuidasArmigrano e Morettogiurò pertutti i sagramenti di farla sua donna e legittima sposa.- Quando saremo marito e mogliele parti di donna le farai tu! - leaveva detto don Candeloro. E la ragazzaambiziosasi sentiva gonfiare il pettodalla gioiaa quelle scene commoventi che facevano drizzare i capelli in capoad ognunoe si vedevano degli uomini con tanto di barba piangere come bambinifra gli applausi che parevano subissare il teatro. - Sì! sì! - disse Grazia incuor suo. Il babbo invece disse di no.C'erano continuamente delle scene fra padre e figlia; quello ripetendo che lastoria non poteva duraree minacciando la ragazza di tornare a maritarsiemetterle sul collo la matrigna. Lei dura nel proposito: o don Candeloroo lamorte! Quando don Candeloro andò a far domanda formalevestito di tutto puntol'oste rispose: - Tanto onore e piacere. Maciascuno sa i fatti di casa sua. Sono vedovonon ho altri figliuolie miabbisogna un genero che mi aiuti... - Alloravuol dire che non son degno di tanto onore! - balbettò don Candeloro facendosirossoe piantandosi di tre quarticolla canna d'India appoggiata all'anca.- Nossignorel'onore è mio. -L'onore è vostroma vostra figlia non me la date...- Nossignore. Come volete sentirla? -Va bene. Umilissimo servo! - conchiuse don Candeloro calcandosi con due dita latuba sull'orecchioe se ne andò mortificatissimo.- Senti - disse poi alla Grazia dal finestrino. - Tuo padre è unignorante che non capisce nulla. Bisogna prendere una risoluzione eroicahaicapito? - La ragazza esitava a prendere larisoluzione eroica di infilare l'uscio e venirsene a stare con luipercostringere poi il babbo ad acconsentire al matrimonio. Ma don Candeloro avevail miele sulle labbrae sapeva trovare delle ragioni alle quali non si potevaresistere. Le diceva di fare nascostamente il suo fagotto... con giudizios'intende... - C'era anche la sua parte nei denari del padre- e venirsene dovela chiamavano i cieli. - Non hai giurato per gli Dei di essere mia donna elegittima sposa? - Il vecchio però era unfurbo matricolatoil quale cantava sempre miseriae nascondeva i suoi bezzichissà dove. Grazia non portò altro che quattro cenci in un fazzolettoequelle poche lire spicciole che aveva potuto arraffare al banco. - Come? -balbettò don Candeloro che si sentiva gelare il sangue nelle vene. - In tantotempo che ci stainon hai saputo far di meglio?... -Questo era indizio che non sarebbe stata buona a nullaneppure per lui;e le questioni cominciarono dal primo giorno. Bastaera un gentiluomoe lapromessa di Candeloro Bracone era parola di Re. Il bello poi fu che lo stessogiorno in cui andarono all'altarelui e la sposail suocero volle fargli laburletta di andarci lui pureinsieme a una bella donnona colla quale avevacombinato il pateracchio lì per lì. - Senza donne non possiamo stare né ioné il mio negoziocari miei- gli piaceva ripeterecon quel sorrisetto chemostrava le gengive più dure dei dentie faceva venire la mosca al naso. -State allegri e che il Signore vi prosperi e vi dia molti figliuoli. Alla miamorte poi avrete quel che vi tocca -. Ifigliuoli vennero infatti a tutti e duegenero e suocerouno dopo l'altro. Mal'oste prometteva di metterne al mondo quanto il Gran Sultanoe dicampare gli anni del Mago Merlino. Ogni volta che gli partoriva la moglieo la figliuolainvitava tutto il parentado a fare una bella mangiata.Crescevano i figliuolie i pesi del matrimonio; ma viceversa poidiminuivano gli introiti e il favore popolare. Quella gran bestia del pubblicos'era lasciato prendere a certe novità che avevano portato Bracone il vecchio eil proprietario del SAN CARLINO. Adesso nei teatrini di marionette recitavanodei personaggi in carne ed ossala Storia di Garibaldifiguriamociedanche delle farsacce con Pulcinella; e vi cantavano delle donne mezzonude che facevano del palcoscenico un letamaio. La gente correva a vedere legambe e le altre porcherietale e quale come le bestieche don Candeloro nearrossiva pel mestieree preferiva piuttosto fare il saltimbanco o illustrascarpeprima di scendere a quelle bassezze. Per non recitare alle pancheera arrivato a far entrare in teatro gratis dei vecchi avventorifedeli allebelle Storie d'Orlando e dei Paladini antichicoi quali almeno sisfogava dicendo vituperi dei suoi colleghi: -Perché non mettere le persiane verdi alle portecome certi stabilimenti?...Sarebbe più pulito. Dovrebbe immischiarsene la Questuraper Satanasso! -Però l'ignoranza e l'ingratitudine del pubblico gli facevano cascare lebraccia. Non valeva proprio la pena di sudare coi librie spendere dei tesoriper dare roba buona a degli asini. - Volete lavare la testa all'asino? - Glistessi burattini recitavano svogliatamentevestiti come Dio vuole. - Ci siperdeva l'amore dell'arte e d'ogni cosaparola di gentiluomo! - Dov'eranoandati i bei tempi in cui si facevano due rappresentazioni al giornoladomenica e le festee la gente assediava la portaquend'era annunziato sulcartellone un «personaggio» nuovo? Don Candelorocolla barba di otto giorni ela zazzera arruffatapassava le giornate intere nella bettola del suoceroadir corna dei suoi colleghio a litigare colla moglieora che in casa pareval'inferno. Graziaadesso che aveva visto cosa c'era dietro le belle sceneimpiastricciatestava con tanto di muso a rammendar cenci anche leiastemperar colorie rompersi braccia e schienavociando come un pappagallo perle Artemisie e le Rosalindedall'avemaria a due ore di notte; chespecie quando il Signore le mandava dei figliuoli (e succedeva una voltaall'anno) era proprio un gastigo di Dio. -Tu non sai far altroper Maometto! - le rinfacciava il marito furibondo.L'oste dava soltanto buoni consigli: - Non vedete che gli avventoricorrono al vino nuovo? Cambiate il vino -. Ma don Candeloro non si piegava.Piuttosto avrebbe tolto su baracca e burattinie sarebbe andato pel mondo a farconoscere chi era Candeloro Braconegiacché i suoi concittadini non sapevanoapprezzarlo. La piazza «non faceva più» per lui! Se c'era ancora un po' dibuon senso e di buon gusto dovevasi andare a cercarlo in provinciadove nonerano ancora penetrate quelle sudicerie. Finalmente spiantò davvero il teatromise ogni cosa su di un carroe via di notteper non dar gusto ai nemici.L'oste prese lui a pigione il magazzino per metterci delle bottie allargare ilnegozioora che la figliuolanza era cresciuta. -Te l'avevo detto- disse alla Grazia. - Quello non è mestiere da cristiani. Sefossi rimasta a vendere del vino. non saresti ridotta adesso a far la zingara.Ben ti stia! - Don Candeloro viaggiò pervalli e per monticome i cavalieri antichicon tutto il suo teatro ammucchiatoin un carroe la moglie e i figliuoli sopra. Il guaio era che non si trovavacon chi combattere. Quei contadinacci ignoranti ed avarisfogata la primacuriositàvoltavano le spalle alle «marionette parlanti» o s'arrampicavanosul tetto del teatrino per godersi la rappresentazione gratis. Arrivandoin un villaggiodon Candeloro scaricava la roba sulla piazzapigliava inaffitto una bottegaun magazzinouna stallaquel che trovavae si mettevanoa inchiodare e incollare tutti quant'erano. Le stagioni duravano ottoquindicigiorniun meseal più. Doposi tornava da capo a correre il mondoe in quelva e vieni la roba andava in malora; si mangiavano ogni cosa le spese d'affittoe di viaggiocon dei carrettieri ladri ch'erano peggio dei saracinie nonusavano riguardi neanche a Cristo. Don Candeloroavvezzo ad essere rispettatocome un Dio da simile gentagliavoleva farsi ragione colle sue maniinprincipiosinché si buscò una grandinata di calci e pugni.E ci dovette arrivare anche luiCandeloro Braconea fare il pagliacciose volle aver gente nel suo teatroe a rappresentare le pantomime nelle qualipigliavasi le pedate nel didietro dal minore dei suoi ragazzi per far ridere«la platea». Quando vide che il pubblico non ne mangiava più in nessuna salsadelle «marionette parlanti»e ci voleva dell'altro per cavar soldi da queibrutiebbe un'idea luminosa che avrebbe dovuto fare la fortuna di un artistase la fortuna baldracca non ce l'avesse avuta a morte con lui... - Ahvoglionoi personaggi veri?...- Un bel giorno si videannunziare sul cartellone che la parte di Orlandonei Reali diFrancial'avrebbe sostenuta don Candeloro in persona «fatica suaparticolare!» E comparve davvero sul palcoscenicolui e tutta la sua famigliain costumee armato di tutto punto: delle armature ordinate apposta al primolattoniere della cittàe che erano costate gli occhi della testa. Il pubblicosciocco inveceal vedere quei ceffi di giudei che toccavano i cieli col capoesuonavano a ogni passo come scatole di petroliosi mise a ridere e a tirareogni sorta d'immondizie sui Paladinimassime allorché ad Orlandocadde di mano la spadaed eglitutto chiuso nell'arminon poté chinarsi perraccattarla. Urlifischi e mozziconi di sigari in faccia ai Reali. Unputiferio da prendere a schiaffi tutti quantio da passar loro la spadaattraverso il corpose non fosse stata di lattapensando a tanti denari spesiinutilmente. Da per tuttoove si ostinava aportare i Paladini di Francia «con personaggi veri» trovava la stessaaccoglienza: torsi di cavolo e bucce d'arance. Il pubblico andava in teatroapposta colle tasche piene di quella roba. Non li volevano più neanche «coipersonaggi veri» i Paladini! Volevano le scempiaggini di Pulcinellae le canzonette grasse cantate dalle donne che alzavano la gamba.- E tu fagliele vedere le gambe! - disse infine alla moglie don Candeloroinfuriato. - Diamogli delle ghiande al porco! - Luistessocolle sue manidovette aiutare la Grazia ad accorciare la gonnellalitigando con lei che pretendeva di non esser nata per quel mestieree sivergognava all'udire i complimenti che il pubblico indirizzava ai suoi stinchimagri. - Per che cosa sei nata? per far la principessa? Il pane te lo mangiperò! - Lui invece era preso adesso dalla rabbia di mostrare ogni cosaaquegli animalila mogliela figliuola ch'era più giovane e chiamava piùgente. - Anch'iose vogliono vedermi!... Voglio calarmi le brache in faccia aquelle bestie! - Faceva delle risate amarepovero don Candeloro! Cercava lefarsacce più stupide e più indecenti. Si tingeva il viso per fare ilpagliaccio. Sputava sul pubblicodietro le quinte! - Porci! porci! -